LE PAROLE DI SIRIA
Cara me bambina,
come stai? Buffo che sia io a chiedertelo, vero? So che la vita che stiamo vivendo non è proprio quella che avevamo progettato o immaginato: non sono diventata una ginnasta professionista, non sono bella come una principessa né ho tantomeno trovato il principe azzurro che tanto desideravi – anche se, piccolo nostro segreto, sappiamo che noi preferiamo i ragazzi mori con i ricciolini uguali ai nostri.
Hai dovuto affrontare tanti ostacoli, sin dalla tenera età, e soffrire più di quanto ci si aspetta da una ragazzina: sei stata per anni vittima di bullismo per la tua bravura a scuola e sei sempre stata vista come “quella diversa”…per tutte queste ragioni te ne sei fatta una colpa, hai iniziato a pensare che “se tutti avevano quel pensiero condiviso”, probabilmente allora avevano ragione loro e dunque il risultato di questa equazione era il fatto che il problema principale eri proprio tu, eri tu colei che sarebbe dovuta cambiare per cercare di adeguarsi agli standard sociali, eppure non ci sei mai riuscita.
Purtroppo, nessuno si è mai accorto che effettivamente stavi crescendo con questa filosofia, una premessa che hai impiantato nelle radici dell’albero della tua esistenza, e di conseguenza, esso ha continuo a germogliare rafforzando la sua presa.
Prova ad immaginarti un’enorme quercia: ha delle radici potenti non è vero? Ecco, sono proprio così quelle che radicano questa tua convinzione.
Sei una ragazza difficile, impossibile negarlo, ma tanti dicono che non è un segno di debolezza bensì di un’enorme sensibilità che appartiene a pochi.
Vuoi sapere cosa ti piace fare, prima di parlare del motivo per cui ti sto scrivendo questa lettera?
Ami follemente studiare, in particolare le lingue straniere, stai affrontando l’università a pieni voti e penso che questa sia la tua più grande passione, di fatto sei sempre molto impegnata – odi stare con “le mani in mano”
Hai scoperto inoltre di cavartela nel ballo e da poco ti sei iscritta a danza moderna-contemporanea, dove stai imparando che tutta quella rigidità imposta dalla ginnastica artistica può essere lasciata andare in un movimento più morbido.
Poi, tendi a farti in quattro per tutti e spesso dimentichi che la priorità dovresti essere tu qualche volta, insieme alla tua salute e non esclusivamente coloro che ti circondano – ma non credo lo capirai mai, sei troppo altruista.
Passiamo a ciò che menzionavo prima: credo che – da quasi quattro anni – la Siria adulta abbia messo nell’angolino – in maniera anche prepotente – la Siria bambina: la fanciullina che vedete qui nella foto (la mia preferita in assoluto), piena di vitalità e sempre pronta a fare uno dei suoi sorrisi coinvolgenti.
È come se il mio corpo si fosse scisso in due parti, ma non due parti eque – sarebbe fin troppo semplice- bensì in due parti con una percentuale approssimativa a 80% vs 20%.
Cosa rappresenta quell’80%? Beh, esso ha un nome – o forse più di uno – e si chiama Anoressia Nervosa e disturbo d’ansia e panico.
Tesoro, so bene che sei confusa, si tratta di diagnosi pesanti e hai impiegato quasi un anno ad accettarle e riconoscere il problema.
Forse starai dubitando di ciò che ti sto dicendo e starai pensando: “ma come, io che ho sempre amato così tanto i dolci tanto da rubarli dal piatto della nonna, arrivare ad esserne terrorizzata e non riuscire più a guardarli?” Proprio così patatina, e non sai quanto mi dispiaccia ma ci riprenderemo, promesso.
Per tornare al discorso, posso dire che spesso l’anoressia – che rientra nei disturbi del comportamento alimentare (DCA) – non viene riconosciuta come malattia, ma piuttosto come “un capriccio o una mera questione di volontà”, motivo per cui ti sentirai spesso dire frasi come: “lo fai solo per attirare l’attenzione”, “ma che sarà mai, mangia che sembri uno scheletro”, e altre cattiverie…
È difficile da comprendere per una persona esterna quindi ora cercherò di spiegarvi in poche parole di cosa ha portato via a quella bimba sorridente della foto:
- In primis, lei mi ha privata del sorriso, intendo quello vero, e lo ha trasformato in lacrime e occhi spenti.
- Lei (mi riferisco alla malattia) mi ha convinta di potermi rendere onnipotente e invece mi ha solo portato per ben 4 volte su un letto di ospedale, legata a flebo e sondino, lontana dai miei cari per mesi.
- Lei ha portato il mio corpo e la mia mente all’esaurimento e ha assorbito le energie che avevo facendole diventare il suo bagaglio per rendermi ancora più debole, impotente.
- Lei è riuscita a togliermi la facoltà visiva, nel senso che non mi permette più di avere una visione oggettiva di ciò che mi circonda – tutto risulta essere distorto, come se fosse un quadro espressionista.
Scrivere tutto ciò fa male, perchè penso ancora di più a tutto ciò che effettivamente ho perso in questi anni…
Tuttavia, si dice spesso che la luce più brillante esce dalle ferite più profonde, e al momento sono ancorata a questa riflessione che cerco di ripetermi ogni giorno come un mantra, con la speranza che possa accadere davvero un giorno.
Ancora non posso dire di essere in recovery, ma ho voluto ugualmente scrivere questa lettera per farvi capire che non siete soli, siamo tutt* legat* da un nastro lilla che ci rende come fratelli e mi piace pensare che – un po’ come nella storia del Minotauro – riusciremo anche tutti noi ad usare questo filo come mezzo per uscire, una volta per tutte, da questo labirinto.
A voi, che siete arrivati a leggere le mie parole fino a qua, vi ringrazio infinitamente, la mia “lettera” ha come scopo quello di diffondere – nel mio piccolo – la consapevolezza del fatto che questi disturbi esistono e ,sebbene siano invisibili, sono reali e privano l’individuo della propria vita, non è “il voler essere magri per poter fare la/il modell*, è ben altro.
Do not judge and be kind perchè ognuno di noi potrebbe star combattendo – anche in silenzio – una battaglia di cui non ne sapete nulla a riguardo e ogni singola parola può avere conseguenze – talvolta anche tragiche.
Concludo dicendo che, “every single cloud has a silver lining” e l’unica cosa positiva di tutta questa situazione è il fatto che mi ha permesso di incontrare persone speciali che hanno un posto riservato nel mio cuore – dalle ragazze e ragazzi che ho incontrato durante i miei ricoveri, alle infermiere e le educatrici che hanno sempre le parole giuste per consolarti, all’équipe medica che si fa in quattro per sostenermi e mantenermi in vita. Chiaramente, un ringraziamento va anche e sopratutto alla mia famiglia che – per quanto sia doloroso per loro – non smette mai di stringermi la mano e accompagnarmi in questo percorso tortuoso.
Grazie davvero, vi devo tutto
Con amore,
Siria